Grafica d’Arte 2022-23
Le strade sono le abitazioni del collettivo. Il collettivo è un essere sempre inquieto, sempre in movimento, che tra i muri dei palazzi vive, sperimenta, conosce e inventa tanto quanto gli individui al riparo delle quattro mura di casa loro. Per tale collettivo le scintillanti insegne smaltate delle ditte sono un ornamento pari e anche superiore al dipinto a olio in un salotto borghese e i muri con «défense d’afficher» sono il suo scrittoio, le edicole la biblioteca, le cassette delle lettere i bronzi, le panchine i mobili della camera da letto e le terrazze dei caffè il bow-window, da cui osserva la propria casa. Là dove gli stradini appendono alla grata la giacca, c’è il vestibolo, e la porta carraia che, dalla fuga dei cortili, conduce all’aria aperta, il lungo corridoio che spaventa il borghese è l’ingresso alle camere della città. Il passage è il loro salotto. In esso più che altrove, la strada si dà a conoscere come l’intérieur ammobiliato e vissuto dalle masse.
(Da W. Benjamin, Charles Baudelaire. Un poeta lirico nell’età del capitalismo avanzato)
Grafica d’Arte 2021-22
Negli ultimi anni mi é capitato di dislocarmi continuamente. Ma piú che abitare piú luoghi, mi sembra che siano iniziati ad esistere piú me.L´insieme di queste deslocazioni non hanno molto a che vedere con il passare da una cittá all´altra, ma costituiscono una ulteriore rete che compone una geográfica personale. La rete é composta da luoghi, amicizie, sentimenti, attivitá, scambi intelletuali, bibliografie, musiche,suoni, sapori che non considero esterni ne occasionali. Piú che geografie, tale rete abitativa é per me costituita da diverse dimensioni e relazioni, intime e dinamiche. Ognuna delle cittá che compongono la rete, piú che da un insieme di vie, luoghi e localitá, é composta da un insieme di connessioni, che compongono, a loro volta, reti che si estendono connettando altri luoghi, altre persone, altri interlocutori.
L´insieme di questa rete di reti é tenuto insieme dai miei continui spostamenti e da um flusso continuo di informazioni. Considero l´insieme di questa rete di reti di informazioni, luoghi, persone, attivitá, suoni, musiche, sapori e bibliografie, qualcosa che mi costituisce e, consequentemente, qualcosa a me familiare e interno ma, al tempo stesso e contradditoriamente, anche la condizione del mio divenire e dei miei cambiamenti. Piú che cittá, piú che localitá e attivitá, l´insieme de nodi che compongono questa rete e queste molteplicitá si manifestano a me como opportunitá di cambiamento, e al tempo stesso, come l´arquitettura interna costitutiva della mia attuale condizione. Mi costituiscono e mi cambiano. Tali reti non sono, pertanto, geografie esterne, ne soltanto spazi da attraversare,ma forme e dinamiche del mio divenire. Non mi ricordo bene se ho iniziato a studiare le reti e l´abitare negli utlimi anni in consequenza dei miei continui dislocamenti o se ho iniziato a dislocarmi in consequenza del mio ricercare. Ho appreso, in consequenza di questo andare che esiste una stretta relazione tra una determinata latitudine e cio che facciamo, pensiamo e siamo.
(dal blog di Massimo Di Felice https://www.massimodifelice.net/massimodifelice-2?fbclid=IwAR2rzJNFNwFgnsRy2wzxwdWTPe0Zlab_ZFE1HtwJW3tY73Wp6oTw3PssJP4)
“Così come l’essere «artista» significa ignorare che esiste già un’arte, che esiste già un mondo, allo stesso modo leggere, vedere e sentire l’opera d’arte necessita più d’ignoranza che di conoscenza, esige una conoscenza che venga pervasa da un’immensa ignoranza e un dono che non sia dato in partenza, ma che sempre si debba ricevere, acquisire e perdere daccapo, nell’oblio di sé.
(Da Maurice Blanchot, Lo spazio letterario )