Progetto di ricerca e produzione del corso di Grafica d’Arte del prof. Gianfranco D’Alonzo
Martedì 8, 15, 29 aprile 2025
Accademia di Belle Arti di Roma – Sede di Via Ripetta
Aula 209, Aula 1, Aula Ex BAR, Aula Magna
ore 10:00 -19:00
Laboratori, documentari, performance, incontri, mostre di e con:
José Witteveen, Paul B. Preciado, Not-Sky-Odìsseo, Alessia Anita Roscini, Maria Adelaide Mancuso, Alessia Solla, Elisa dell’Accio, Nal D’Agostino, Barbara Lalle, Andrea Acocella, Francesca Filippini, Alice Ghilardi, Melpomeni Katsouri, Gianluca Pezzino.
Il progetto Queerness e Arte Traformativa nasce nell’aula del laboratorio, dallo scandire settimanale della ricerca, dalle motivazioni profonde caparbiamente rincorse dalle singole sperimentazioni: faglie somatiche e immateriali prima vissute privatamente, poi restituite e condivise nel nostro luogo di comunità.
Una liturgia che ha prodotto linee di studio perfezionate tramite esperienze sul territorio, all’interno di organismi autogestiti che indagano, promuovono e scommettono su ulteriori possibilità di frequentare l’arte, che in questo caso è politica inscindibile dai corpi.
Il corpo è inevitabilmente il filo del discorso e nella proposta di film, performance, laboratori, incontri e mostre è la presenza flagrante di artist* che indagano innanzitutto se stess* e se stess* in relazione con il mondo…da trasformare.
Il progetto si svolge con la collaborazione e la cura della neodiplomata in Accademia Elisa dell’Accio, che ha svolto una tesi in cui indaga i rapporti tra arte e studi di genere attraverso lo sguardo delle recenti teorie filosofiche del Postumanesimo. Ipotesi di studio che ha in seguito approfondito sul territorio che ha permesso la stesura del progetto che presentiamo.
Le attività si svolgono l’8, il 15 e il 29 aprile 2025 in diversi luoghi dell’Accademia e sono aperte a student*, docent* e visitatori* esterni compatibilmente con la capienza degli spazi.
Programmazione
Martedì 8 aprile
Ore 10:00 -13:00
Aula 209
José Witteveen
Orlando, Manifest for the birds
Guest performance: Girolamo Giammaria e Andrea Filippone
Guest film: Kriich di Johanneke Dijkstra
José Witteveen, artista frisone-olandese di base a Roma, parlerà della sua esperienza ventennale nel combinare l’attivismo sociale e quello ambientale con la propria pratica artistica. Tramite esempi dalla letteratura e dalla storia dell’arte (Susan Sontag, Jeremy Deller, Claire Bishop, ecc) e dal suo vissuto personale, esaminerà la necessità del ruolo dell’artista all’interno del contesto politico odierno e farà emergere l’urgenza di un’arte politica che riconosca la propria responsabilità nella narrazione della contemporaneità e dell’immaginazione di possibili futuri.
Al talk seguirà la proiezione del corto “Kriich” di Johanneke Dijkstra, mentre per tutta la durata dell’intervento si svolgerà una performance partecipativa, in collaborazione con Girolamo Giammaria e Andrea Filippone.
(*) L’incontro si terrà in lingua inglese
Ore 13:30 -15:30
Aula Magna
Paul B. Preciado
Orlando, My Political Biography (2023)

“Orlando, ma biographie politique” è un documentario biografico e corale, realizzato dallo scrittore e filosofo queer Paul B. Preciado, che raccoglie l’eredità del romanzo di Virginia Woolf e la adatta al contesto contemporaneo. Il viaggio intrapreso per raccontare la propria esperienza come soggettività marginalizzata passa per l’identificazione nell’Altro, l’abbandono del binarismo eteronormativo e l’apertura alla fluidità e alla metamorfosi personale. Il punto di vista della soggettività trans* dell’autore, così come dellɜ diversɜ Orlando rappresentatɜ nel film, porta alla luce le difficoltà materiali dei propri percorsi, riconoscendo gli effetti che le condizioni socio-politiche contemporanee hanno sulle proprie vite, ma allo stesso tempo reclama a gran voce la propria presenza, vivacità e validità.
15:30-16:30
Aula 1
Not-Sky-Odìsseo
Furcinón nastro magnetico

16:30-19:00 Aula Ex-Bar Allestimento collettivo e presentazione di Incorpora, mostra che si è svolta nel novembre dello scorso anno all'interno di uno spazio autogestito romano. Con Alessia Anita Roscini, Maria Adelaide Mancuso, José Witteveen, Elisa Dell'Accio, Alessia Solla
Martedì 15 aprile 10:00 - 12:30 Aula 1 Elisa Dell'Accio Pelle Postumana
13:00 - 15:00
Barbara Lalle
Sì, sono una puttana
“Sì, sono una puttana” si ispira ad un testo di Clementine Morrigan, scrittrice impegnata in difesa dei diritti LGBT. Il percorso si divide in due parti: la prima, di laboratorio, ha l’obiettivo di riflettere sulle tematiche di genere esplorando il vissuto dei corpi, nelle loro particolarità e specificità, attraverso il confronto e la narrazione delle esperienze dei vari partecipanti; nella seconda parte si lavorerà insieme alla realizzazione della performance, tableau vivant e recitazione del testo.
15:30 - 18:30 Aula 1 Andrea Acocella Il linguaggio artistico come veicolo di inclusione sociale
Martedì 29 aprile 10:00 - 14:00 Aula 1 Pratiche artistiche dall'attivismo transfemminista
15:00 - 16:00 Aula 1 Gianluca Pezzino ODORI performance
Barbara Lalle sul Nuovo Corriere Nazionale
https://www.nuovocorrierenazionale.eu/corpi-che-trasformano-larte-intervista-doppia-sul-progetto-queerness-e-arte-trasformativa-allaccademia-di-belle-arti-di-roma/?fbclid=IwY2xjawJ4ljNleHRuA2FlbQIxMQBicmlkETFWOUUyaWRtZ0syUGoxc0U3AR46JjPGqXEDwVPkL8KFmrT7yU2FZdgU3YCqXcMBkIO9O54PgIc4ShkEMCk2cQ_aem_KAoJQsQaNBPxyJpv5xoHpw
4 domande a Gianfranco D’Alonzo – artista, professore e curatore del progetto
Com’è nato il progetto “Queerness e Arte Trasformativa”?
Il progetto nasce dall’aula del laboratorio. È il risultato di anni di confronto settimanale con i miei studenti, che hanno accettato con fatica di seguire quel percorso impervio basato sulla ricerca delle motivazioni profonde del propro operare per poi analizzarle e condividerle all’interno del corso, che tendo a pensare sempre di più come comunità: uno spazio vivo, sempre nuovo, vissuto da persone sempre nuove che hanno fatto emergere le proprie faglie somatiche, fisiche e immateriali.
Il risultato più avanzato è stato quello di Elisa che con la sua tesi ha indagato i rapporti tra arte e studi di genere tramite lo sguardo delle recenti teorie filosofiche del Postumanesimo.
Da lì all’indagine più approfondita su quello che si agita sul territorio il passo è stato breve. Così ha preso corpo un palinsesto dinamico, sfaccettato e “sfaccendato” che da tempo avevo in animo di produrre.
Qual è il ruolo della queerness nell’arte contemporanea secondo lei?
Nella mia ricerca personale, da molti anni, opero usurpando impropriamente il campo della spiritualità (e della religiosità) per fare emergere il dato politico ed il suo essere, di fatto, il tema della ricerca contemporanea senza utilizzarne il lessico. Ecco, secondo me queerness oggi restituisce il lessico a tanta pratica artistica in cui il corpo è vissuto e proposto come avanposto sociale e statuto irrituale della lotta politica.
Come si articola il progetto all’interno dell’Accademia?
Il progetto si sviluppa su tre giornate – all’interno della mia normale attività didattica, con la quale coincide – in diversi spazi dell’Accademia, a seconda del tipo di interventi che ospitano. Infatti, sono previste performance artistiche e teatrali, laboratori didattici, allestimenti di opere nate per altre mostre e di quelle prodotte nei laboratori didattici, proiezioni di film e naturalmente i video, nelle vesti di datificazione della memoria.
Che tipo di reazione vi aspettate da studenti e docenti?
Il progetto è rivolto in primo luogo agli studenti, che ne sono parte attiva per certi versi, e che stanno dando una risposta magnifica in termini di partecipazione e di coinvolgimento: i temi, le storie, i personaggi, le pratiche così diverse tra loro potranno rappresentare per loro un’esperienza formativa unica, di quelle che ti restano per sempre nella vita.
4 domande a Elisa Dell’Accio -artista, neolaureata e co-curatrice del progetto
In primis auguri per la tua recete laurea. Come si è sviluppata la tua tesi in questo progetto più ampio?
Il mio lavoro di tesi è consistito in una ricerca teorica sulla soggettività contemporanea, in cui ho potuto sviluppare le mie ricerche personali in tema di filosofia femminista e queer, e in un’opera (Make your own magic) che ho realizzato collaborativamente insieme ad una persona non-binaria: abbiamo realizzato un suo ritratto fotografico, su cui è intervenuta graficamente, e un’intervista audio/video in cui ha raccontato la sua esperienza riguardo alla sua identità di genere.
Dopo la laurea, ho avuto modo di esporre quest’opera in uno spazio autogestito che frequento e il professor D’Alonzo, che mi ha seguito come relatore, ha assistito alla mostra. Mi ha proposto in quella circostanza di riportare in Accademia questa esperienza collettiva, dandomi la possibilità di iniziare ad esplorare l’ambito della curatela artistica, per cui colgo l’occasione di ringraziarlo profondamente. Il progetto si è caratterizzato naturalmente quindi, dal principio, come una piattaforma collettiva e collaborativa in cui esplorare il rapporto tra arte e attivismo politico, in un’ottica intersezionale e queer.
Cosa significa per te fare arte in una prospettiva queer?
Per me arte e queerness hanno molto in comune: entrambe hanno a che fare con l’indefinibile, il non-contenibile, l’universo delle possibilità. Allo stesso tempo trattano la materia, il corporeo, il concreto, nelle sue metamorfosi e trasformazioni. Studiare la teoria queer in ambito filosofico mi ha aiutato ad indirizzare la mia pratica artistica e curatoriale verso l’interdisciplinareità, con un punto di vista relazionale; dall’altro lato, la mia personale visione filosofica riserva sicuramente uno spazio di riguardo alla creatività e al mezzo artistico come mezzo di costruzione dell’identità e di crescita personale e collettiva.
Come avete selezionato gli artisti e i performer coinvolti?
Abbiamo sicuramente fatto leva sulle nostre comunità, infatti non tutte le persone che sono state coinvolte nel proggetto sono artist3 di professione. Ho voluto rendere partecipi persone che frequento nell’ambito dell’attivismo politico transfemminista, che riconoscono il ruolo fondamentale dell’arte e della creatività nella loro pratica politica. Alcune di queste mi hanno messo in contatto con artist3 che non conoscevo personalmente e che ho scelto poi di invitare, concretizzando così la creazione di reti di supporto reciproco e colletivizzazione.
In un’ottica interdisciplinare ho anche voluto coinvolgere persone che si occupano di arte utilizzando diversi linguaggi (fotografia, curatela, performance, grafica, ecc), con cui ho collaborato in passato o con cui sto costruendo percorsi attualmente.
Cosa speri che le persone si portino via da questo progetto?
Spero che l3 student3 dell’Accademia possano rendersi conto del potere che hanno in quanto artist3, qualsiasi sia l’espressione artistica che prediligono. Il potere di creare connessioni, di offrire una narrazione della contemporaneità, di muovere la sfera emotiva delle persone che interagiscono con la loro arte e di trasformare la realtà tramite la loro pratica. Penso che nel clima politico in cui ci troviamo, che sembra tendere sempre più pericolosamente verso la repressione del dissenso tramite la sorveglianza di chiunque venga individuato come “nemico” dello status quo, l3 artist3 hanno la responsabilità di mettere a disposizione le loro capacità per fare da megafono a chi non ha i mezzi per esprimersi liberamente. Spero che si riconosca quanto l’arte, oggi, ha bisogno della politica e viceversa.